venerdì 29 settembre 2017

Oggi, ventinove settembre



Oggi, ventinove settembre. Credo sia stato dato molto più risalto, oggi, al cinquantesimo anniversario della famosa canzonetta, quella del ventinove settembre, quella dove lui è seduto in quel caffè e non pensava a te. Oppure al compleanno in coabitazione di Berlusconi e di Bersani. Oggi, ventinove settembre, fanno invece pure quarantadue anni dal massacro del Circeo.  Dallo stupro del Circeo, dallo stupro e dalle torture a morte di Donatella Colasanti, 17 anni, e di Rosaria Lopez, 19 anni.

E' da allora, anche se sarebbe più corretto dire da sempre, che bisognerebbe prendere le foto di quei tre fascistelli assassini, l'Andrea Ghira, l'Angelo Izzo e il Gianni Guido, e sbatterle sul muso ai fascisti di oggi, specie quando si mettono a fare i "difensori delle donne", i castratori chimici, gli organizzatori di fiaccolate quando viene toccata una donna dall'immigrato, quando cianciano di "sicurezza". Prendere le foto di quei tre e dire loro: Toh, guardatevi allo specchio perché siete come loro.

Perché non siete né del secondo o del terzo millennio; siete sempre uguali, sempre quelli, anche se quarantadue anni dopo state là a atteggiarvi a paladini della donna, sempre che la donna sia "italiana" o comunque "occidentale". Quelli che hanno affibbiato lo "stupro nel DNA" a rumeni, albanesi, negri, stranieri in genere, quando quella foto di Donatella e Rosaria nel bagagliaio della Fiat 127, una morta e una morta lo stesso anche se rimase viva per anni ancora, vi ricorda il vostro, di DNA; assieme a quello di tutti coloro che vi vengono ancora dietro comunque vi facciate chiamare.

In mezzo a tutte le pur giuste considerazioni sulla violenza di genere, sul patriarcato, sul sessismo, sul razzismo, sarebbe bene ricordare bene chi siete voialtri, e del vostro odio verso le donne. Voialtri fascisti, quelli dei "pugni duri" e delle "tolleranze zero". Voialtri che, dai vostri "social", dalle televisioni, dai giornali, da ogni cosa, chiamate "bestie" gli stupratori africani, gli esseri inferiori. Non altrettanto "bestie", però, sono i carabinieri italiani; eppure, a parte quelli di Firenze, non sembra certo che sia un "episodio isolato". E' ad esempio solo di ieri questa notizia, passata ovviamente sotto il generale silenzio. 

Sembra che i tre fascisti del Circeo, i "bravi ragazzi", le "facce pulite" che si sono ben riprodotte in quelle dei fascisti di oggi, mentre se ne tornavano a Roma la sera del 30 settembre 1975 con le due ragazze nel bagagliaio, che credevano morte tutte e due, si dicessero cose del tipo: "Guarda come dormono bene queste due" e "Zitti, che a bordo ci sono due donne". Se ne andarono a cenare tranquillamente, quei bravi giovanotti tutti patria e onore, in un ristorante dove, sembra, vennero pure alle mani con alcuni militanti di sinistra. Poi lasciarono la 127 targata Roma H16917 in viale Pola, probabilmente intenzionati a disfarsi dei cadaveri delle ragazze in un secondo momento. Donatella Colasanti però non era morta, per salvarsi aveva fatto finta di esserlo. Si mise a gridare e fu sentita da un metronotte. Ai carabinieri arrivò una chiamata alle 22.50, alla volante Cigno; partì un messaggio in codice: "Cigno, Cigno, c'è un gatto che miagola dentro una 127 in viale Pola". Lo intercettò anche un fotoreporter, che quindi poté essere presente, alle 23, all'apertura del bagagliaio della 127. Rosaria Lopez era morta, ne uscì fuori Donatella Colasanti massacrata.


Due dei tre fascisti, l'Izzo e il Guido, italianissimi e di buona famiglia, furono arrestati entro poche ore. Spavaldi e sorridenti. Eccoveli qui tutti e tre, in modo che possiate fare un raffronto, magari se incrociate una fiaccolata di Forza Nuova o un raduno di Casapound mentre fanno i bravi difensori civici contro il "degrado", o per le "case prima agli italiani", o contro gli "immigrati". 


Sarebbero stati tutti e tre condannati all'ergastolo. Dei tre, Andrea Ghira non fu mai preso. La sua "buona famiglia" lo aveva aiutato a sparire. Fuggì nella Spagna ancora franchista, arruolandosi nel Tercio, la legione straniera spagnola; sembra sia morto per overdose nel 1994 e sepolto a Melilla, anche se ogni tanto c'è ancora qualcuno che lo avvista. Sarà magari nel Borneo assieme a Hitler e a Elvis Presley, chissà. Gianni Guido evase dal carcere di San Gimignano nel 1981, scappando poi nella Buenos Aires della giunta militare; due anni dopo, a giunta caduta dopo la guerra delle Malvine, venne riconosciuto e arrestato. In attesa dell'estradizione, nel 1985 riuscì a scappare di nuovo; ma nel 1994 venne riacciuffato a Panama, dove aveva una concessionaria di automobili. L'11 aprile 2008, Gianni Guido è stato affidato ai servizi sociali dopo 14 anni passati a Rebibbia. Il 25 agosto 2009, fruendo di uno sconto di pena grazie all'indulto, Gianni Guido è stato definitivamente scarcerato. Come si potrebbe dire: per alcuni, messi particolarmente bene, la fine della pena mai arriva più mai che per gli altri. Il suo "ergastolo" è consistito in 22 anni di carcere e in 11 anni di latitanza ben coperta in Sudamerica, senza che peraltro si siano mai scomodati capi di stato interi come nel caso di Cesare Battisti. Come ebbe a dire Letizia Lopez, la sorella di Rosaria: "Il signor Guido non ha affatto scontato la sua pena; è andato in Argentina, è scappato all'estero, ha fatto gran parte della condanna ai servizi sociali, ha usufruito di permessi. Ma insomma mi chiedo con quale coraggio una persona così con quello che ha fatto, e senza mostrare pentimento, ora gira libero per Roma."

L' "ergastolo" del fascista Angelo Izzo ebbe invece termine nel novembre del 2004, quando i giudici del tribunale di sorveglianza di Palermo gli concessero la semilibertà. Il 28 aprile 2005, a Mirabello Sannitico in provincia di Campobasso, Angelo Izzo strangolò a morte Maria Carmela Linciano, di 49 anni, e Valentina Maiorano, di 14 anni, rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, un pentito della Sacra Corona Unita pugliese che Izzo aveva conosciuto in carcere. Izzo si è preso di nuovo l'ergastolo; e mi sembra di sentire, in sottofondo, il bla bla bla sulla certezza della pena. 

Donatella Colasanti è morta per la seconda volta il 30 dicembre 2005, a Roma, per un tumore al seno. Pochi mesi dopo il massacro del 1975, dalla Spagna, Andrea Ghira scrisse agli amichetti Izzo e Guido in carcere, assicurando loro che sarebbero usciti presto "per buona condotta", e minacciando di uccidere Donatella Colasanti perché non testimoniasse contro di loro. 

Oggi, ventinove settembre. E anche domani, trenta settembre. Quarantadue anni dopo, sono così "in", così di moda, così coccolati, così di successo, così castratori chimici, così impegnati nel sociale, così terribilmente somiglianti a quei tre.